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"Bene ha fatto Simone Fagioli a raccogliere in una silloge unitaria le sue poesie d'amore, certamente guidato dal Maestro Piva, che gli ha dedicato la suggestiva «SONATA QUINTA Op. 87», confermando l'effetto magico che poesia e musica possono compiere, quando si congiungono carnalmente. Come, del resto, nell'amore, dove due corpi, due anime diventano miracolosamente inscindibili, confermando quel calco totale, che nessuno può separare, a costo di provocare solo inquietudine, insoddisfazione ma, soprattutto, incompletezza, incompiutezza, che possono sembrare la stessa cosa, ma sono in parte cose drammaticamente diverse. Fagioli è un uomo d'amore e in questa silloge offre una prova intima, intensa, persino giustamente irruente, di ciò che è la passione d'amore, quando ti prende e ti possiede per intero; ma Fagioli è anche un poeta, che sa ritmare i propri slanci, sussurri e baci su un pentagramma estremamente consapevole, che si rinnova di continuo, facendosi talvolta da rapsodia sinfonia." (dalla «Prefazione» di Francesco D'Episcopo)